Nuovo contratto, stessi problemi : gli effetti della legge 30/03 nel passaggio dalle collaborazioni coordinate e continuative al lavoro a progetto

"A due anni dall’entrata in vigore della legge n.30/2003 e dei relativi decreti attuativi, il mercato del lavoro italiano sembra aver perso del tutto il dinamismo in termini di job creation ancora presente nei primi anni del 2000. Il ciclo occupazionale favorevole post 1995 sembrerebbe, infatti...

Full description

Bibliographic Details
Institution:ETUI-European Trade Union Institute
Format: TEXT
Language:Italian
Published: Roma 2005
IRES
Subjects:
Online Access:https://www.labourline.org/KENTIKA-19295725124910139079-Nuovo-contratto,-stessi-proble.htm
Description
Summary:"A due anni dall’entrata in vigore della legge n.30/2003 e dei relativi decreti attuativi, il mercato del lavoro italiano sembra aver perso del tutto il dinamismo in termini di job creation ancora presente nei primi anni del 2000. Il ciclo occupazionale favorevole post 1995 sembrerebbe, infatti, ormai essersi esaurito e il mercato del lavoro italiano è entrato in una fase di stagnazione occupazionale. I segnali positivi provengono negli ultimi anni più dal prolungamento della vita attiva che da un aumento dei posti di lavoro; mentre le statistiche ufficiali segnalano incrementi occupazionali modesti, ampiamente ascrivibili all’aumento della popolazione residente, legati all’incremento dei cittadini stranieri registrati in anagrafe (Istat 2005). La legge 30 partiva dall’assunto che la flessibilità tipologica o in entrata, ossia la diversificazione delle forme contrattuali fosse una strategia vincente per far crescere l’occupazione, ma a guardare l’andamento piuttosto deludente del tasso di occupazione del Mezzogiorno, proprio nel periodo di attuazione delle riforma, si ha più di un motivo per dubitare della bontà dell’assunto stesso. Obiettivo dichiarato della riforma, era tuttavia anche quello di produrre fenomeni evolutivi nelle forme contrattuali già in essere, in particolare nell’area del lavoro parasubordinato, tali da garantire maggiore efficienza ed equità nel sistema del lavoro italiano. L’introduzione del lavoro a progetto nelle intenzioni del legislatore avrebbe, infatti, dovuto spingere verso il lavoro dipendente le false posizioni autonome, così che le critiche condizioni di lavoro e di vita dei “falsi collaboratori”, che le ricerche degli ultimi anni hanno concorso nel mettere a fuoco, avrebbero dovuto trovare una loro positiva risoluzione. Nell’alveo del lavoro autonomo in collaborazione dovremmo, dunque, trovare oggi soltanto coloro i quali svolgono di fatto un lavoro connotato dai caratteri dell’autonomia e/o coloro che hanno scelto di non essere dipendenti."
Physical Description:67 p.
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